Coliandro S1E1 - A spasso nel quartiere universitario con Nikita - Piazza Verdi
Dopo l'ennesima strage mafiosa a Bologna, questa volta nella panetteria alla Bolognina, torniamo a seguire le vicende di Nikita, questa volta però in compagnia di Coliandro.
E ancora una volta torniamo nel quartiere universitario, che era il centro della vita studentesca e giovanile dell'epoca. Possiamo quasi dire che i nostri due personaggi rappresentino due modi di vedere e vivere la città. Da una parte Nikita, che nel quartiere universitario, all'epoca ancora molto alternativo, ci si trova come un pesce nel mare. Dall'altra Coliandro, che invece non sopporta questa caotica e stramba parte di Bologna, in cui girano persone vestite in modi bizzarri, che fanno cose strane, con ritmi di vita irregolari (il quartiere era popolato ad ogni ora del giorno e della notte, anche quando le persone "normali" dormivano o erano la lavoro) e che sperimentano sostanze illecite mischiandosi così ai piccoli spacciatori.
Nikita/Nicole Grimaudo rappresentano bene lo stile di quegli anni, il 2003, quando a Bologna c'era ancora il Bologna Social Forum (il più longevo insieme a Genova, infatti sopravvisse quasi un decennio) e si era ancora immersi nelle mobilitazioni contro la globalizzazione, contro la guerra in Afghanistan e in Irak (a Bologna in pochi mesi ci furono decine di manifestazioni, anche nei paesi della provincia) e per la difesa dei diritti del lavoro, contro la riforma dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori voluto dal governo di Berlusconi Bossi e Fini. In pratica la città, e a maggior ragione il quartiere universitario erano in mobilitazione permanente. E come tutti i momenti come quello, la mobilitazione è generale, e impatta ogni aspetto della vita e della società. Questo si riflette anche nei costumi. L'abbigliamento di Nikita è davvero simile a quello dei giovani di quegli anni, colorato, che profuma di caraibi e di Sud America, non alla moda, con indumenti riciclati o acquistati di seconda mano.
Coliandro è visivamente il contrario di Nikita. è vestito di scuro, in maniera classica, "da celerino" come direbbe qualcuno, e si trova a disagio in tanto caos. Certo, c'erano in quegli anni persone vestite come lui in Via Zamboni. C'era una differenza tra gli studenti delle varie facoltà nel modo di vestirsi. Per esempio gli studenti di giurisprudenza (facoltà storicamente a destra nel voto studentesco) erano vestiti come Coliandro: le studentesse con borsetta e tailleur, gli uomini con jeans scuri, maglione scuro tendenzialmente blu, giacca scura. Ed erano gli unici in tutta l'università che uscivano da un esame piangendo per un 30 (perché gli mancava la lode). Gli studenti di Economia invece erano eleganti ma sportivi, e privilegiavano un abbigliamento classico ma più colorato, in cui il maglioncino era magari giallo canarino e le ragazze non avevano certo le borsette ma magari zaini discretamente firmati (e nessuno piangeva per un 30, anzi, si faceva festa, soprattutto se era in econometria o statistica). Poi c'erano gli studenti di filosofia, del dams, di lettere che erano proprio come Nikita, spesso anche peggio. Una categoria a parte erano i matematici e i fisici, che li si distingueva per il loro abbigliamento nerd mentre percorrevano via Zamboni, guardando il soffitto dei portici, persi nei loro pensieri e in chissà quale calcolo.
Oggi non siamo più in quei tempi, e tutto si è normalizzato. L'università è sempre più esclusiva dei ricchi e dei benestanti, che hanno un impiego già pronto dopo la laurea e non hanno tempo da perdere in sperimentazioni personali e sociali. Mi domando se le tre persone che nella foto si affacciano dalla porta della chiesa (vestiti di scuro sulla sinistra dell'immagine) siano veri o degli attori. Probabilmente sono veri e sono stati sorpresi dal passaggio della telecamera e delle riprese. Ma mi piace pensare che i tre credenti siano piuttosto stupidi di vedere Coliandro, una persona vestita "normalmente" attraversare quel quartiere. In quel quartiere è lui "quello strano", non il resto del mondo che lo circonda. E forse quei fedeli si sentono sollevati di non essere i soli a non essere bizzarri nel quartiere (all'epoca credo che la chiesa in questione fosse frequentata spesso dagli studenti di Comunione e Liberazione).
Questa era la Bologna di quegli anni. Si poteva attraversare Via Zamboni e vedere qualcuno che si esercitava in arti circensi in piena mattina in mezzo alla piazze, a fianco di un militante di qualche collettivo (come quello che appare qui dietro a Nikita con la maglia dell'EZLN, l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale del Sub Comandante Marcos, che affascinava molti giovani di sinistra dell'epoca).
Queste immagini creano un po' di nostalgia per quella Bologna, irregolare e creativa, che in mezzo a tante sperimentazioni, ha permesso a molti artisti (pensiamo a quelli musicali) di trovare il terreno per cominciare a creare e per crescere.
L'ostilità di Coliandro è forse un po' l'invidia per Nikita, che certo ha vissuto una vita difficile (come racconta, ha vissuto in squat e centri sociali), ma molto meno regolare e programmata. In fondo Coliandro odia i punkabbestia (che all'epoca erano presenti in Piazza Verdi), ma un po' invidia quegli studenti perditempo e vorrebbe essere stato uno di loro.
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